Lavoratori in cassa integrazione e futuro a rischio. E’ il paradosso della casa di cura Villa Fulvia dove, dopo l’esplosione delle infezioni da Covid ad aprile scorso, reparti e ambulatori restano chiusi nonostante il sistema sanitario regionale fatichi a tenere il passo con la nuova impennata dei contagi. A denunciarlo i rappresentanti sindacali di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl, Claudio Maggiore, Sergio Pero e Fosco Guidi, preoccupati per il destino della struttura e del personale.
“La situazione venutasi a creare con il focolaio di infezioni Covid–19 nei reparti di Villa Fulvia ha portato, da aprile, alla chiusura de facto delle attività: blocco dei ricoveri e delle visite ambulatoriali, stop a Rsa e terapia motoria, porte sbarrate per logopedia e neuropsichiatria infantile. Da allora l’azienda è ricorsa al Fis (la cassa integrazione del settore), malgrado la contrarietà delle organizzazioni sindacali”, spiegano i sindacalisti.
“Sono più di 250 i professionisti alle dirette dipendenze della società Giunone spa che gestisce Villa Fulvia, a cui si aggiungono i 100 dipendenti di cooperative e associazioni professionali e altri 100 lavoratori autonomi (partite iva)”, proseguono Maggiore, Pero e Guidi. “Da settembre la Regione Lazio ha dato l’ok alla riapertura di alcuni ambulatori e terapie domiciliari che hanno portato 40 dipendenti a riprendere servizio. Con la beffa però di non vedersi pagato lo stipendio al 100%. L’azienda si nasconde infatti dietro la scusa della mancanza di liquidità e lamenta di essere allo stremo se non riprenderanno tutti i ricoveri”.
“E poi restano ancora a carico del Fondo di integrazione salariale 300 dipendenti tra quelli diretti di Villa Fulvia e i professionisti della cooperativa Fedora. La maggioranza di questi (circa il 60%) sono con contratto part time, il che, tradotto economicamente, significa che non arrivano a percepire nemmeno 400 euro mensili di cassa integrazione”. Per Cgil Cisl e Uil, “una situazione tragica che va avanti da sette mesi, nell’inerzia di Regione e Asl Roma 2”.
“Non è più tollerabile andare avanti così. Sollecitiamo la Regione Lazio a verificare se Villa Fulvia ha ancora i requisiti tecnici ed organizzativi necessari e quindi a ripristinare speditamente le attività ad oggi sospese”, concludono Maggiore, Pero e Fosco. “Aspettiamo che dopo le rassicurazioni pubbliche dell’assessore si passi immediatamente ai fatti”.