All’Ospedale “Regina Apostolorum” di Albano aperti 72 posti Covid e altri 20 prossimi all’apertura, ma nessun concreto investimento sul personale: lavoratori sovraccaricati, pause lavorative obbligatorie non rispettate, sicurezza a rischio”. Così denunciano Claudio Maggiore, Mauro Fontana e Dante Armati, sanità privata Fp Cgil Roma Lazio, Cisl Fp Lazio e Uil Fpl Roma e Lazio.
“Gli operatori della Regina Apostolorum hanno dimostrato grandissimo senso di responsabilità già nella prima fase della pandemia, con la trasformazione totale dell’Ospedale in struttura Covid in poche ore, dando il massimo e pagando un prezzo altissimo in termini di contagi tra gli operatori”, aggiungono i sindacalisti.
“In questa seconda ondata, con la nuova riconversione in struttura Covid, si stanno ripresentando le criticità organizzative della prima fase, ma con un personale provato e sempre più stanco. Le carenze e le criticità che si stanno ripresentando sono le stesse della fase precedente. Ora non ci sono giustificazioni: non si sono prese adeguate misure per evitare quanto già accaduto, e la situazione è resa ancor più critica dalla carenza di personale, determinata sia dalle assenze del personale contagiato sia dall’ingresso di una parte di operatori sanitari nelle strutture pubbliche per chiamata dalle graduatorie. Solo tre i nuovi infermieri assunti, un numero chiaramente insufficiente a sostenere le attività e compensare le carenze”, proseguono Maggiore, Fontana e Armati.
“I lavoratori lamentano l’enorme sovraccarico assistenziale derivante dalla particolare tipologia di pazienti di medio-alta complessità, presenti nella struttura nonostante l’azienda abbia dichiarato il contrario. Contrariamente alle norme in vigore sugli standard per l’assistenza Covid e senza rispettare le raccomandazioni emanate dall’ISS, i turni, redatti giorno per giorno, vengono svolti in alcuni reparti con due unità: in alcuni reparti durante il turno di lavoro, di per sé impegnativo e rischioso: il personale non ha neanche la possibilità di fare le necessarie pause, o di recarsi in bagno, in contrasto con le raccomandazioni dell’ISS”, continuano i rappresentanti di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl.
Come se non bastasse, anche il Regina Apostolorum, come tantissime altre strutture accreditate, non ha riconosciuto arretrati e una tantum previsti dal nuovo CCNL sanità privata, aumentando il malcontento tra i lavoratori.
“Sono mancate finora risposte concrete e attente da parte della struttura: abbiamo chiesto l’intervento di Regione e Asl per il rispetto degli standard e l’adeguamento tecnico, gestionale e strutturale dei reparti Covid, al pari di quanto è stato fatto nelle strutture pubbliche. Sono priorità ineludibili, per rispetto dei lavoratori e dei pazienti. Ogni operatore impiegato nell’emergenza sanitaria, che sia di strutture pubbliche o private, deve avere garantiti gli stessi diritti e gli stessi livelli di sicurezza”, aggiungono Maggiore, Fontana e Armati, che concludono: “il grido di allarme che viene dagli operatori di Regina Apostolorum deve essere ascoltato e siamo pronti a tutte le azioni a tutela e salvaguardia della loro salute e dei pazienti”.