L’unica “vacanza” dei 25 mila lavoratori e lavoratrici della sanità privata accreditata del Lazio, oltre centomila in tutta Italia, è quella del contratto nazionale. Che dura da 14 anni. I veri assenti sono i datori di lavoro: e con la loro assenza, mancano le responsabilità, il rispetto dei diritti e della dignità di chi muove e fa rendere operative e remunerative le loro strutture. Prestando servizio pubblico a milioni di cittadini. Quel che non è mai mancata, invece, nell’ordinario come nell’emergenza, è la dedizione e la professionalità di ogni operatore sanitario.
“Una preintesa siglata più di due mesi fa e rinnegata al momento della sottoscrizione definitiva. Abbiamo parlato di vergogna, di fuga dalle responsabilità, di gioco al rialzo, con risorse pubbliche, sulla pelle di migliaia di persone. Che hanno vissuto oggettive difficoltà durante l’epidemia Covid, come ogni operatore sanitario, pagando ancora di più dei colleghi del pubblico i rischi della non completa attuazione delle misure di sicurezza, le minacce di licenziamento, la collocazione in FIS, la riduzione o annullamento dei premi di risultato. In primis, manca il contratto: quel rinnovo che deve segnare il primo passo per il riequilibrio di diritti e tutele. Dai permessi alla gestione dei tempi di lavoro, dal diritto alle ferie alla formazione obbligatoria”, dichiarano Giancarlo Cenciarelli, Roberto Chierchia e Sandro Bernardini, Segretari generali di Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Lazio, Uil Fpl Roma e Lazio.
Lunedì 24 agosto, dalle 9 alle 13, nella giornata di mobilitazione nazionale, le lavoratrici e i lavoratori con Fp Cgil Roma Lazio, Cisl Fp Lazio e Uil Fpl Roma e Lazio saranno di fronte alla Prefettura di Roma, in via IV Novembre.
“Non siamo stanchi di lottare, e non lo sono le lavoratrici e i lavoratori della sanità privata. In piena estate, si è riaccesa la protesta per l’ignobile dietrofront sul rinnovo del contratto nazionale da parte di Aris e Aiop, le associazioni che rappresentano la stragrande maggioranza delle strutture sanitarie private, laiche e religiose, che operano in accreditamento col sistema pubblico. Più soldi per le prestazioni, nessun progresso salariale – piuttosto tentativi di sottrazione di quel che prevede anche il contratto vigente – per chi le rende possibili. Rinforzare le regole e il ruolo del pubblico in sanità, recuperare spazi finora lasciati al privato è il fondamentale cambiamento del quadro e del contesto. Passi avanti fatti con le istituzioni resi inapplicabili dalle resistenze di “prenditori”, come sono stati definiti da Cgil Cisl e Uil, oltre la vergogna”, aggiungono Cenciarelli, Chierchia e Bernardini.
Il 31 agosto seguirà un’altra giornata di mobilitazione con assemblee e sit in: “Non è più questione di “tempo scaduto”. È questione di dignità e giustizia. Continueremo a mobilitarci, protestare, richiamare alle responsabilità i datori di lavoro e confrontarci con le istituzioni in ogni modo possibile per fermare questa ignobile vergogna.
Riteniamo sia doveroso da parte del Prefetto come rappresentante territoriale del governo e della Regione arginare il comportamento dei datori di lavoro della sanità privata, oltre che censurabile e disdicevole nei confronti dei loro dipendenti, che hanno le retribuzioni bloccate a più di un decennio fa, con la mobilitazione che è in atto, porterà un grande disagio ai cittadini, soprattutto in una regione come il Lazio che ha affidato quasi il 50% della sanità pubblica a questi imprenditori accreditandoli con il Servizio Sanitario Regionale. Lo sciopero nazionale, che sarebbe un altro, enorme sacrificio per i lavoratori, sarà inevitabile se la sigla definitiva del contratto continuerà a mancare. Chiediamo a istituzioni nazionali e Regione Lazio regole chiare con impegni vincolanti per gli accreditamenti, perché chi opera con soldi pubblici, all’interno di un sistema pubblico non può pensare solo a fare profitto con i soldi dei cittadini e non riconoscere ai lavoratori lo stesso salario e gli stessi diritti dei colleghi pubblici”, ricordano i Segretari Generali.