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Sanità privata, Cgil Cisl Uil: “L’ospedale Israelitico fa marcia indietro sull’attivazione del Fis ma dichiara di non averlo mai attivato”

“Non stupisce che dopo il chiarimento della Regione Lazio sulla possibilità di accedere alla fatturazione in acconto solo se non si è attivato l’ammortizzatore sociale, alcune strutture, come l’ospedale Israelitico abbiano fatto marcia indietro, disattivando il ricorso al Fondo di Integrazione salariale”, dichiarano Fp Cgil Roma Lazio, Cisl Fp Lazio e Uil Fpl Roma e Lazio. Un intervento istituzionale che abbiamo fortemente voluto e che abbiamo ottenuto grazie alla nostra costante azione di denuncia.

“Appare bizzarro, invece, che si preferisca dichiarare pubblicamente di non averlo mai attivato, piuttosto che ammettere la verità. Alla grave e paradossale azione dell’ospedale, che, come altre strutture, ha attivato il FIS – il fondo di integrazione salariale che costituisce la cassa integrazione del settore – in piena emergenza COVID e in enorme necessità di personale specializzato, si aggiunge la scorrettezza della posizione ufficialmente dichiarata. La Direzione Generale dell’Ospedale sa bene, come lo sanno le Organizzazioni Sindacali, che il 2 aprile sono state inviate le comunicazioni individuali ai lavoratori interessati con la sospensione dal servizio a partire dal 6 aprile. La nostra denuncia si fonda a partire da fatti concreti: non sono certo ‘avventati e strumentali giudizi’, come l’ospedale dichiara in un comunicato stampa”, proseguono i sindacati. 

“ieri le comunicazioni ai singoli lavoratori sono state rettificate, e contestualmente il comunicato stampa dell’Ospedale ha dichiarato di non aver mai attivato il Fis. Un confronto “sano e leale”, come auspicato da tutti, si fonda sulla realtà e sulla correttezza: in normali dinamiche tra le parti, che l’ospedale Israelitico non è solito attuare, sarebbe stata data formale comunicazione alle organizzazioni sindacali, prima di affrettarsi a nascondere quanto accaduto. In sede di esame congiunto era già nota la possibilità di fatturazione in acconto, come erano già stati attivati i posti Covid, pure senza specifiche sulla remunerazione degli stessi: l’amministrazione avrebbe potuto attendere prima di attivare il FIS per il personale sanitario, infermieri compresi, che si sarebbero potuti ricollocare da quei servizi sospesi o ridotti. Sarebbe più lineare e onesto ammettere di essere tornati sui propri passi nel momento in cui la Regione ha precisato, nero su bianco, l’incompatibilità tra l’acconto e l’uso degli ammortizzatori sociali. Attaccare le organizzazioni sindacali non è la strada migliore”.

“Comprendiamo i motivi per cui si tenti di rovesciare le responsabilità, ma la poca trasparenza e correttezza che si utilizza verso le rappresentanze dei lavoratori, è la stessa che manca verso i propri lavoratori, professionisti sanitari che ogni giorno, tra enormi difficoltà, danno il massimo per garantire un servizio pubblico essenziale, specie in questo momento. Una grande parte dei lavoratori è esternalizzato a cooperative, creando disparità di trattamento, diritti e tutele all’interno della stessa struttura e con equivalenti professionalità. Una battaglia che portiamo avanti da sempre, a tutti i livelli. È necessario arrivare presto nella Regione a rendere la prevalente contrattualizzazione del personale fondamentale criterio per l’accreditamento”, concludono Giulia Musto, Fp Cgil Roma Lazio, Tarek Kesh Kesh, Cisl Fp  Lazio e Domenico Frezza, Uil Fpl Roma Lazio.