La mobilitazione riparte: subito assemblee e bandiere in ogni struttura. I cittadini devono sapere in che condizioni operano i 25 mila lavoratori della sanità privata della regione.
“Dopo la rottura delle trattative al tavolo nazionale per il rinnovo del contratto della sanità privata, scaduto da 12 anni, riparte la mobilitazione delle oltre 25.000 lavoratrici e lavoratori che nel Lazio, che, nelle strutture accreditate dell’assistenza sanitaria, garantiscono ogni giorno servizi pubblici essenziali per la salute dei cittadini. Un’asse importante della sanità laziale che eroga gli stessi servizi del pubblico ma lascia i lavoratori con un salario fermo a 12 anni fa, minori tutele e diritti, percorsi di carriera bloccati e senza margini di crescita professionale”.
Così i segretari generali di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl Roma e Lazio Natale di Cola, Roberto Chierchia e Sandro Bernardini, che aggiungono: “I pochi ma significativi passi avanti fatti nel Lazio anche grazie alla nostra mobilitazione, culminata con lo sciopero del 14 dicembre, che avevano iniziato a fare ordine nella giungla di contratti applicati dalle strutture private per ridurre dumping e precarietà, e per meglio disciplinare l’ambito delle RSA, si perdono nel quadro nazionale che vede le parti datoriali al tavolo, ARIS e AIOP, ancora indisponibili sull’aumento delle risorse per il rinnovo”.
“Una vergogna: la responsabilità dell’imprenditoria privata, sostenuta da contributi pubblici, è un aspetto imprescindibile. I margini di profitto devono andare di pari passo con il rispetto del lavoro, la dignità e i diritti. Serve trasparenza nella gestione delle risorse erogate dalle istituzioni per il finanziamento dei servizi accreditati, per evitare che si ripetano casi di presunte crisi con cui si motivano licenziamenti e stipendi mancati, così come è necessario superare uno schema di lavoro basato sui minimi assistenziali che costringe i lavoratori a operare con carichi insostenibili e turni massacranti. La Regione Lazio rispetti gli impegni presi e prenda una posizione forte per fare pressione in Conferenza Stato-Regioni”, ribadiscono Di Cola, Chierchia e Bernardini.
“Le criticità complessive sull’intera questione delle risorse in sanità riguardano anche i temi aperti della sanità privata e l’ormai inqualificabile atteggiamento di Aris e Aiop, che continuano a spostare il problema delle risorse e negano gli stanziamenti necessari al rinnovo dei contratti, in assenza di una presa di posizione chiara e di un indirizzo certo da parte della politica. Così come a livello nazionale serve chiudere una trattativa che da più di un anno si trascina senza superare l’ostacolo centrale, quello economico, nel Lazio serve andare avanti sulla regolamentazione del sistema dell’accreditamento, che garantisca trasparenza dei bilanci e controllo nella gestione delle risorse pubbliche”.
“Lo chiedono i lavoratori, ora delusi dall’ennesimo stallo e sempre più arrabbiati: gran parte della politica locale ha compreso e rispettato le giuste rivendicazioni. Si faccia ora un’azione forte di ferma condanna a quello che ormai è un vero e proprio abuso dei privati sulla loro pelle”, aggiungono i segretari generali Cgil Cisl e Uil di categoria, che concludono: “Tutti lavoratori e le lavoratrici della sanità privata sono di nuovo in stato di agitazione: la mobilitazione riparte da subito, con le assemblee di lavoratrici e lavoratori in ogni posto di lavoro. Le nostre bandiere e i nostri striscioni fuori dalle strutture, sarà il segno evidente della mobilitazione, per spiegare ai cittadini le ragioni della protesta. Senza significativi passi avanti, la protesta crescerà in ogni parte d’Italia, con azioni sempre più eclatanti”.