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Sanità del Lazio, sulle carenze di organico i sindacati proclamano lo stato di agitazione di tutto il personale

“La Regione Lazio taglia l’80% dei posti da infermiere a concorso, nessun bando per gli Oss, per gli infermieri di emergenza e per la stabilizzazione dei precari. Ssr al collasso, pronti anche allo sciopero per tutelare lavoratori e cittadini”

Roma, 12 luglio 2022 – “Nel bando di cui è capofila la Asl Roma 2 sono autorizzati meno del 20% dei posti da infermiere richiesti dalle aziende sanitarie. Del concorso per Oss non c’è traccia, così come di quello per infermieri dell’emergenza. Niente nemmeno sulle altre figure necessarie e neppure sulla stabilizzazione dei precari. Le carenze di personale stanno bloccando i servizi alla salute e la Regione Lazio continua a tenere fermi i concorsi, facendo di fatto saltare tutti gli accordi sottoscritti per colmare le voragini negli organici delle aziende. Non assisteremo inerti a questo tracollo ai danni di lavoratori e cittadini. Abbiamo proclamato lo stato di agitazione del personale e siamo pronti ad arrivare allo sciopero”. Giancarlo Cenciarelli, Roberto Chierchia e Sandro Bernardini – segretari generali di categoria Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Lazio, Uil Fpl Roma e Lazio – annunciano battaglia per salvare il servizio sanitario regionale.

“Dopo anni di promesse, attese, solleciti, accordi firmati, la risposta della Regione Lazio è uno schiaffo in faccia ai bisogni di un sistema sanitario in estrema sofferenza. Nella delibera per il concorso da infermieri in capo alla Asl Roma 2, appena pubblicata, su 1.534 unità di personale richieste dalle aziende ospedaliere e sanitarie del Lazio, ne sono stati autorizzati 261, oltre l’80% in meno. Basta scorrere i numeri, per rendersene conto: all’Umberto I su 220 posti vacanti ne saranno coperti 30, alla Roma 4 e Roma 5 appena 25 su 120, a Rieti 22 su 95, al San Camillo Forlanini 30 su 200, dove va meglio come a Frosinone o alla Roma 1 si arriva a malapena a un quarto”, scandiscono i segretari di categoria. “E questo per parlare solo di infermieri. Nella sanità del Lazio mancano 7.000 lavoratori e solo nell’ultimo anno e mezzo ci sono stati 4.600 pensionamenti. Mancano figure di assistenza, tecnici, amministrativi, professionisti, ausiliari. Da mesi siamo in attesa del bando di concorso per Oss, figura quasi sconosciuta nella nostra regione, di cui è capofila il Ptv, così come delle selezioni per infermieri di emergenza, capofila Ares 118, ma tutto è fermo. Insabbiato, come i bandi concordati per dare certezze ai 3.500 precari assunti durante la fase acuta della pandemia: primi in Italia abbiamo sottoscritto l’accordo per abbassare a 18 mesi il requisito di accesso alla stabilizzazione, come consentito dalla nuova normativa nazionale, ma senza concorsi anche questo rischia di rimanere lettera morta. Non non lasceremo che lavoratori e pazienti siano presi in giro da una politica che si fa beffe delle esigenze delle persone”.

“Ormai è palese a tutti in quale stato drammatico versi la sanità laziale. Non c’è azienda in cui non si lavori sul filo del collasso. Le criticità stanno esplodendo, tanto più di fronte alla nuova crescita dei contagi Covid. La condizione del personale è ben oltre il limite della sostenibilità e dopo due anni e mezzo di stato di emergenza e carichi di lavoro massacranti, in moltissime strutture si è costretti a ricorrere alle prestazioni aggiuntive, mentre si parla di rimaneggiamento delle ferie e di raddoppio dei turni del personale. Modalità di gestione inaccettabili e spesso incomprensibili”, rimarcano Cenciarelli, Chierchia e Bernardini. “Come sta succedendo al Policlinico Tor Vergata dove, è notizia di oggi, le selezioni per le progressioni verticali del personale deliberate ripropongono l’annoso problema dello status giuridico dei lavoratori, con il noto corollario di discriminazioni, illegittima applicazione dei contratti, mancato riconoscimento del diritto di rappresentanza ai danni del personale Ssr nei confronti di quello universitario. Ma soprattutto con gravi mancanze da parte della Regione riguardo l’imputazione dei costi del personale a carico del servizio sanitario nazionale e conseguentemente a carico del bilancio regionale. E’ anche in questo modo che vengono a mancare le coperture finanziarie che consentirebbero l’assunzione di personale che invece si taglia. Ma non rimarremo fermi: siamo pronti a difendere i lavoratori con esposti, denunce e riscorsi alle vie legali, percorrendo anche l’ipotesi di danno erariale.”.

“Per questi motivi abbiamo comunicato agli organi preposti, compresa la Prefettura, la proclamazione dello stato di agitazione di tutto il personale della sanità pubblica regionale”, concludono Cenciarelli, Bernardini e Chierchia. “Se dalla Regione e dalle aziende non verranno soluzioni concrete, metteremo in campo tutte le iniziative di protesta possibili. Arriveremo anche allo sciopero, se si dovesse rendere necessario per tutelare i lavoratori e salvare i servizi alla salute per i cittadini”.