Per la prima volta dalla sua istituzione, a causa del Covid-19, quest’anno sarà impossibile incontrarci nelle piazze per l’annuale Roma Pride e manifestare contro ogni tipo di omofobia, lesbofobia, bifobia e transfobia.
Quest’anno la nostra parola d’ordine è #TuttiIColoriContano, sul solco delle proteste che in tutto il mondo si alzano contro la segregazione e il razzismo verso le persone di colore.
La nostra è una strada comune, i colori del vivere umano sono infiniti e tutti hanno diritto a vivere una piena cittadinanza, libera da pregidizi e violenze.
Manifestare oggi avrebbe avuto un peso ancora maggiore rispetto agli scorsi appuntamenti, all’indomani delle pesanti ingerenze della Cei rispetto alla legge proposta dalla Commissione Giustizia della Camera dei Deputati contro il reato di omotransfobia.
Secondo i vescovi infatti, le leggi in Italia già esistono e non ne occorrono altre; non solo, vanno decisamente oltre ogni logica: a loro avviso questa legge rischia di provocare addirittura “derive liberticide”.
Com’è facile intuire, l’intento della Chiesa non è quello di evitare una proliferazione e una ridondanza delle leggi italiane (sulle quali tra l’altro, dai Patti Lateranensi in poi, non avrebbero diritto di proferire parola), ma difendere il millenario pregiudizio secondo il quale una famiglia è composta unicamente da una mamma e un papà.
Secondo noi invece, chi non riconosce altre forme di famiglia oltre a quella tradizionale composta da una donna e un uomo, non si macchia di un crimine di opinione, ma di omofobia, lesbofobia, bifobia e transfobia.
Non riconoscere la diversità è esso stesso un atteggiamento violento, di rifiuto e chiusura mentale. Ed è vergognoso che molti politici italiani, ovviamente riconducibili al centro-destra e al mondo cattolico, abbiano difeso questa posizione oscurantista e medievale. Tutti noi, di qualunque orientamento sessuale, abbiamo diritto di essere felici e di reclamare le nostre libertà.
Sarà sicuramente un Pride diverso dai precedenti, ma con la stessa voglia di farci sentire e di pretendere il nostro diritto all’autodeterminazione.
Funzione Pubblica Cgil Roma e Lazio continuerà a combattere la discriminazione connessa all’orientamento sessuale e l’identità di genere, a partire dai luoghi di lavoro.
Anche quest’anno, seppur in un modo che non ci è consueto, siamo al vostro fianco, perché anche noi vorremmo scrivere presto sotto il nostro arcobaleno che “andrà tutto bene!”, visto che continuiamo a scontrarci sempre con gli stessi problemi e pregiudizi.
Il Pride non è una semplice sfilata come tante, ma è una comunità che lotta per il proprio diritto di esistere e che accoglie tutti, soprattutto coloro che dagli altri sono stati derisi ed emarginati perché diversi.
Il sindacato, quello vero, non poteva che stare dalla nostra parte.
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