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Punti di Primo Intervento. FP CGIL e SPI CGIL: “Non si penalizzi l’offerta di salute”

La FP CGIL e lo SPI CGIL di Frosinone Latina esprimono forte preoccupazione per le ricadute negative che il recente Decreto del Commissario ad Acta U00303/2019 della Regione Lazio (Adozione del piano di rientro “Piano di riorganizzazione, riqualificazione e sviluppo del SSR 2019 – 2021”) rischia di determinare sull’offerta di salute in provincia di Latina. In particolare, ciò che desta perplessità è la scelta di fissare una data di chiusura per i Punti di Primo Intervento (PPI), disattendendo l’Intesa Stato-Regioni n. 98/2014, come recepita dal Decreto Ministeriale 70/2015.

Ricordiamo che i PPI sono strutture che afferiscono al Sistema dell’emergenza sanitaria, fondamentali per il trattamento delle cosiddette urgenze minori e la prima stabilizzazione del paziente ad alta complessità, al fine di consentire il trasporto nel Pronto Soccorso più appropriato.

Le norme citate ne prevedono la trasformazione in Postazioni di Assistenza Primaria o in Postazioni 118 Medicalizzate, subordinandone però la riorganizzazione all’implementazione sul territorio di attività territoriali, appunto, finalizzate ad evitare che le patologie che non richiedono un trattamento ospedaliero, come ad esempio le patologie croniche che affliggono prevalentemente la popolazione anziana, vadano ad intasare i PS con accessi cosiddetti impropri e vengano, invece, prese in carico dalla sanità territoriale.

Giancarlo Cenciarelli e Beatrice Moretti, in rappresentanza rispettivamente delle categorie del Pubblico Impiego e dei Pensionati CGIL di Frosinone e Latina, evidenziano come allo stato attuale non siano state create le condizioni per la programmata chiusura dei PPI, in quanto prima di procedere è necessario:

1) potenziare i Pronto Soccorso provinciali e i reparti di riferimento, considerando che il PS è parte integrante di una strutture ospedaliere adeguata, mentre i PPI hanno per definizione una mission diversa;

2) considerare la specificità geografica provinciale, con la complessità territoriale che caratterizza i Monti Lepini da un alto e la vocazione turistica, quindi con picchi di densità di abitanti nei periodi estivi, dei comuni del Sud Pontino dall’altra, penalizzati peraltro da una viabilità inadeguata che va letteralmente in tilt in estate;

3) ripensare la filosofia di fondo della riorganizzazione in argomento, poiché l’emergenza non può essere garantita dai Medici di Medicina Generale, in quanto si tratta di tipologie di assistenza nettamente diverse, come peraltro riconosce lo stesso Ordine dei Medici di Latina, il cui Presidente ha infatti più volte pubblicamente invocato una formazione specifica sulla medicina di emergenza per i Medici di Medicina Generale che operano nei PPI.

I Pronti Soccorso presenti sul territorio provinciale, ad iniziare dal DEA del Goretti, lavorano già costantemente al limite, con il personale che a fatica cerca di garantire condizioni dignitose ai tanti pazienti in attesa. Una chiusura sconsiderata dei Punti di Primo Intervento avrà l’effetto immediato di aggravare ancor di più questa situazione già prossima al collasso senza che ci sia in funzione una rete, pubblica, alternativa.

Siamo fermamente convinti che una riorganizzazione dell’offerta sanitaria in provincia di Latina sia assolutamente necessaria, ma che quella tracciata non sia la “retta via” di cui il territorio ha bisogno. Si deve lavorare per una sanità pubblica di qualità, che sia percepita come vicina ed efficiente dai cittadini della provincia. La chiusura indiscriminata delle strutture, i continui tagli non supportati da vere riorganizzazioni del servizio, troppo spesso hanno solo l’effetto di spostare l’utenza verso il privato o, come nel caso dell’emergenza, di lasciare i cittadini, di fatto, senza un servizio essenziale.

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