Da giorni vediamo articoli e servizi sulle difficoltà presenti in diversi pronto soccorso del Lazio, dispiace e siamo molto indignati per la scelta di utilizzare tali criticità non per evidenziare le conseguenze di scelte politiche nazionali e regionali sbagliate sul servizio sanitario pubblico ma per puntare il dito su chi lavora.
Oggi sulle spalle delle lavoratrici e dei lavoratori pesano gli strascichi della pandemia, che hanno affrontato anche perdendo la vita, i mancati interventi della regione per affrontare le criticità del sistema dell’emergenza e l’assenza pluriennale di quegli investimenti necessari sul personale, sulle strumentazioni e sulle strutture per garantire il diritto alle cure e migliorare le condizioni di lavoro.
Come denunciamo da tempo il personale è insufficiente. Il sistema sanitario regionale del Lazio negli ultimi 20 anni ha perso oltre 7.000 unità del personale che, per effetto del blocco del turn over, non sono state sostituite con nuove risorse, se non con personale precario.
Per cambiare passo servirebbero le risorse per stabilizzare e assumere, nei prossimi due anni, almeno 10.000 unità nel servizio sanitario ma, purtroppo, le scelte del Governo contenute nella legge di bilancio 2023, contro la quale abbiamo proclamato lo sciopero generale e proseguiamo la nostra mobilitazione, non arrivano né le risorse necessarie per rafforzare gli organici né è stato eliminato il tetto di spesa che impedisce di assumere vincolano la spesa del personale a quella del lontano 2004 diminuita dell’1,4%, ciò non consentirà di migliorare e garantire l’accesso alle cure.