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Policlinico Umberto I, salario a rischio. Cgil Cisl Uil: “stato di agitazione, Regione rispetti accordi e subito integrazione dei fondi”

Salario a rischio per i lavoratori del più grande ospedale romano e sindacati già mobilitati, con la proclamazione dello stato di agitazione, dopo l’incontro di oggi che non ha sciolto il nodo dei fondi contrattuali. “I soldi attualmente a disposizione non bastano a retribuire per intero il grande lavoro che in questi mesi di pandemia è ricaduto sulle spalle di tutti gli operatori dell’Umberto I”, denunciano Francesco Frabetti, Giovanni Fusco e Fabio Ferrari, responsabili di Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Roma Capitale Rieti, Uil Fpl Roma e Lazio. “Un paradosso che la Regione Lazio deve risolvere subito, dando attuazione all’accordo sulla valorizzazione del personale in sanità”.

“Chiediamo l’immediata riparametrazione dei fondi contrattuali rispetto all’organico effettivamente in servizio”, proseguono i sindacalisti. “Per pagare le attività straordinarie già svolte dai lavoratori per far fronte all’emergenza, servono le risorse promesse. Così come servono risorse per le indennità di malattie infettive, le indennità di turno e tutte le altre voci contrattuali che devono compensare il disagio di chi da oltre un anno lavora in prima linea. La Regione si è impegnata formalmente e deve consentire all’azienda di provvedere senza porre tempo in mezzo”.

“Al personale del Policlinico, uno dei principali hub Covid della regione con 500 nuovi posti letto destinati ai pazienti positivi, è stato chiesto di moltiplicare gli sforzi e di mettere a rischio la propria vita per garantire servizi, cure e assistenza a tutti i cittadini”, sottolineano Frabetti, Fusco e Ferrari. “E invece di essere sostenuti e riconosciuti nel loro impegno e sacrificio, vengono privati della giusta retribuzione. Bene le assunzioni di questi mesi, ma i fondi vanno adeguati ai nuovi numeri. Non accetteremo che ai lavoratori venga sottratto un solo euro”.

“L’Umberto I ha un preciso obbligo contrattuale verso i lavoratori e l’accordo che abbiamo firmato il 30 aprile scorso con la Regione parla chiaro: devono essere previste risorse ulteriori per retribuire condizioni di lavoro, incarichi, premialità e fasce. Oltre a nuove assunzioni, progressive stabilizzazioni, potenziamento dei servizi sanitari durante e dopo l’emergenza, l’amministrazione regionale, responsabile del sistema sanitario del Lazio, si è impegnata ad integrare i fondi contrattuali, ridefinendoli sulla base della quantificazione dei dipendenti in servizio nelle singole aziende e in adeguamento alle disposizioni del Ccnl. Ma questo non sta accadendo, al Policinico come al Sant’Andrea dove il 22 giugno i lavoratori incroceranno le braccia”.

“I patti si rispettano. La risposta a questa fase dell’emergenza pandemica non può limitarsi ad organizzare e pubblicizzare la campagna vaccinale, perché se questa sta funzionando è merito soprattutto di operatori che stanno dando il massimo, anche oltre le loro forze.”, concludono Frabetti, Fusco e Ferrari. “In mancanza di una soluzione concreta, dopo la proclamazione dello stato di agitazione del personale, metteremo in campo tutte le iniziative per far crescere la protesta”.

LA PROCLAMAZIONE DELLO STATO DI AGITAZIONE