In undici mesi si è concluso miseramente il viaggio della bozza del disegno di legge che doveva restituire dignità istituzionale, economica e di gestione agli Enti di area vasta: la legge di bilancio 2024, infatti, nelle more della definizione delle nuove regole della loro governance, impone un contributo da parte di Province e Città Metropolitane alla finanza pubblica dal 2024 al 2028 pari a 50 milioni di euro/annui.
In termini pratici il prelievo è un ossimoro: il contributo alla finanza pubblica verrà trattenuto a monte dal Ministero dell’Interno, a valere sulle somme spettanti a titolo di fondo unico distinto per le province e le città metropolitane, previsto dalla legge di bilancio 2021 (articolo 1, comma 783, della legge 30 dicembre 2020, n. 178). Il fondo era destinato agli Enti per recuperare dignità fiscale dopo il disastro delle norme inserite nella legge di bilancio 2015, entrata in vigore contestualmente alla legge 56/2014 detta Delrio, che riformò gli Enti.
Il personale di Province e Città Metropolitane pagheranno più volte questa manovra finanziaria sia come cittadine e cittadine cui verranno sottratti, ancora una volta, il diritto a beneficiare di servizi pubblici funzionanti, sia come lavoratrici e i lavoratori ai quali vengono sottratti;
- sulle pensioni i diritti acquisiti nel tempo;
- il diritto alla discussione del CCNL 2022-2024 con la penalizzazione di non vedersi riconosciuti aumenti contrattuali decorosi;
- il possibile mancato riconoscimento dell’IVC – cui gli Enti, già in difficoltà, dovranno provvedere con propri bilanci soltanto se ne avranno capienza