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“Preoccupa la notizia che nel carcere femminile di Rebibbia, oltre ai medici e infermieri risultati nei giorni scorsi positivi al coronavirus, si è aggiunto il caso di una donna detenuta, attualmente ricoverata presso l’INMI Spallanzani. Preoccupazione accresciuta dal fatto che ancora oggi le donne detenute vivono all'interno della struttura con i propri figli”, dichiara la Fp Cgil di Roma e Lazio.

“Abbiamo chiesto alla direzione del carcere femminile di Roma di conoscere con urgenza i provvedimenti assunti per tutelare la salute delle detenute come delle lavoratrici e dei lavoratori presenti a ogni titolo nella struttura che abbiano avuto contatto con la detenuta ricoverata”, prosegue il sindacato.

“Il sovraffollamento del carcere femminile, come di tutti gli istituti del Lazio, come denunciamo da tempo, rischia ora di fare da detonatore a un’emergenza sanitaria incontrollabile. Con celle da 4-5 posti letto, è impossibile garantire il distanziamento sociale, aumentando esponenzialmente il rischio di contagio tra la popolazione detenuta così come tra la polizia penitenziaria, il personale medico, sanitario, dei servizi psico-pedagogici e amministrativi”.

“Chiediamo di dare urgentemente seguito alle previsioni del DL 18/2020 “Cura Italia” in materia di alleggerimento della presenza carceraria e allo stesso tempo di innalzare i protocolli per la tutela della salute di detenuti e lavoratori, garantendo DPI adeguati, non semplici mascherine chirurgiche, e attuando una campagna di tamponi diagnostici anche per gli asintomatici che consenta di isolare tempestivamente i positivi, implementando lo smart working per il personale che può accedervi. Non bastano più risposte rassicuranti, servono interventi immediati”, conclude il sindacato.

 

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