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Cgil Cisl Uil: “Avidi di profitto, così ripagano la generosità degli operatori sanitari. Ma la Regione dov’è?”

Il ricorso precipitoso alla cassa integrazione per i lavoratori sta contagiando la sanità privata del Lazio alla velocità del coronavirus, mettendo in seria difficoltà la prima linea dell’emergenza, le famiglie degli operatori, già sottoposte ad un fortissimo stress da rischio contagio, e le risorse dei contribuenti che continuano ad affluire nelle casse delle aziende. E questo accade non solo nelle piccole strutture, ma anche nei grandi centri sanitari accreditati sui quali la Regione punta per combattere l’epidemia. Dopo Fondazione Santa Lucia, Policlinico Casilino e Ospedale Israelitico, anche le due case di cura romane del Don Gnocchi (“Pace” e “Provvidenza”) hanno attivato il Fis (fondo integrazione salariale) per i dipendenti addetti ai cosiddetti servizi privati, le visite ambulatoriali e specialistiche.

“Un atteggiamento arrogante che svilisce in modo riprovevole il grande sforzo che in questa fase emergenziale è richiesto a tutto il personale della sanità”, attaccano Giulia Musto, Sergio Pero e Tommaso Guzzo, della sanità privata di Fp Cgil Roma Lazio, Cisl Fp Lazio e Uil Fpl Roma e Lazio. “Seppure prevedendo delle condizioni di miglior favore rispetto alle altre strutture, mantenendo assegni familiari e maturazione del tfr , i lavoratori in Fis percepiranno un taglio del 20% dello stipendio mentre la Fondazione Don Gnocchi continuerà a ricevere il 90% del contributo regionale relativo all’accreditamento”.

“A questo si aggiungono le questioni inerenti alla sicurezza dei lavoratori che abbiamo sollevato dal mese di marzo per la mancanza di Dpi, i dispositivi protezione individuale, e l'inappropriato riutilizzo delle mascherine chirurgiche monouso di fronte all'evidente aumento esponenziale dei casi positivi tra i degenti e dipendenti”, rincarano i sidacalisti. “Da segnalare poi la problematica del trasferimento notturno tra Pasqua e Pasquetta dei pazienti dal Centro “Pace” al Centro “Provvidenza”, e delle relative ferie di ufficio imposte al personale, il tutto senza alcun confronto sindacale “

“Come organizzazioni sindacali chiediamo che Regione Lazio fermi questa erosione delle risorse pubbliche e umane, prima ancora che professionali, dei lavoratori” , concludono Musto, Pero e Guzzo.

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