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Nei mesi della pandemia da COVID 19 abbiamo apprezzato tutti il ruolo centrale, non solo nel panorama regionale, rivestito dall’IRCCS-INMI “Lazzaro Spallanzani”. Ricordiamo infatti che i primi due casi in Italia furono i coniugi cinesi ricoverati proprio presso lo Spallanzani dove fu isolata, a meno di 48 ore dal ricovero, la sequenza genetica del virus che ha stravolto molte delle nostre abitudini. Nei mesi successivi tutto il sistema regionale di cura e prevenzione al virus ha giovato del grande lavoro svolto dal personale dell’Istituto. Con un giovamento anche per l’intero paese.

Quanto accaduto dovrebbe rappresentare un insegnamento da non dimenticare mai. La sanità non può essere gestita con un approccio meramente contabile ma ha necessità di strutture che siano sempre efficienti ed efficaci anche nei momenti di apparente tranquillità. Nel ventunesimo secolo la globalizzazione e l’estrema velocità con cui si muovono, per tutto il pianeta, persone e merci, ha reso possibile il propagarsi di pandemie in tempi rapidissimi, talmente rapidi che le strutture di ricerca e cura avanzata, per essere efficaci, devono trovarsi già pronte al primo accenno di potenziale pandemia.
È di ieri l’allarme lanciato dall’OMS di una possibile recrudescenza dell’ennesima variante, con una previsione, solo in Cina, di un picco, nei prossimi mesi, di 65 milioni di nuovi casi.

In questo scenario, come CGIL e FP CGIL di Roma e del Lazio riteniamo che l’Istituto Lazzaro Spallanzani non debba, in alcun modo, essere smobilitato, anzi riteniamo che sia il momento di investire sull’Istituto potenziandolo rafforzandone funzioni e servizi. Auspichiamo che la Regione, nei futuri assetti del SSR, ribadisca la centralità e la peculiarità dell’Istituto e continui nell’investimento sul personale e sui servizi, evitando percorsi di depotenziamento ed indebolimento che si rifletterebbero sull’intero Servizio Regionale.

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