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A vent’anni dalla nascita di Zètema, è stato necessario indire un referendum - per la prima volta - per certificare la totale assenza di relazioni sindacali e dare risposte alle lavoratrici e ai lavoratori.

La risposta è stata una bocciatura senza appello: oltre il 77% del personale si è espresso, e il 62% ha detto no a una gestione che finora si è rivelata fallimentare.

“Mentre i lavoratori aspettano il premio di produzione, e addirittura è stata proposta unilateralmente una decurtazione di 160 euro rispetto all’anno precedente, l’Amministratore Unico ha continuato ad attivare consulenze esterne a supporto della dirigenza, spendendo solo nell’ultimo anno 250 mila euro”, dichiara la Fp Cgil Roma e Lazio.

“Non c’è stato alcun piano assunzionale (’ultima integrazione di personale per i servizi di assistenza in sala e biglietteria risale al 2011), ma neppure progressioni di carriera né protocolli sulla sicurezza – mentre i presidi delle sedi sono stati garantiti anche durante la pandemia. Così come non c’è stata nessuna formazione, nessun progetto di Smart Working, ma solo precariato. A questo si aggiunge il CCNL scaduto da tre anni”, prosegue il sindacato.

“Abbiamo proclamato nelle scorse settimane lo stato di agitazione del personale per ribadire i nostri diritti e, se l’incontro del prossimo martedì con il Prefetto non produrrà effetto, proseguirà la mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori della più grande azienda della cultura di Roma Capitale. Chiediamo subito all’Amministrazione Comunale un intervento deciso e immediato, che determini la discontinuità con le scelte sbagliate effettuate dall’attuale management dell’Azienda, che non ha tenuto conto delle professionalità e delle disponibilità mostrate sempre e comunque da tutti i lavoratori”, conclude la Fp Cgil.

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