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Pace (non) fatta in Ama, servono fatti e trasparenza.

Trasferimenti, ricollocazione del personale inidoneo, relazioni sindacali, salute e sicurezza: Ama dimostri di essere un’azienda in grado di rigenerarsi.

Il verbale sottoscritto oggi (clicca per scaricarlo) dopo la lettera unitaria con cui si preannunciava il ricorso alle vie legali e all’art.28 della legge 300 (condotta antisindacale) non è un trattato di pace. Di fatto Ama ha ammesso di non aver rispettato le norme contrattuali in tema di trasferimento del personale ed ha messo nero su bianco che d’ora in avanti si ripristinerà corrette relazioni sindacali. Nel primo incontro utile (entro il 10 marzo) l’azienda dovrà finalmente dar conto di tutti gli ordini di servizio contestati. A partire da questo verificheremo il rispetto degli impegni.

Sulla controversa questione del nuovo modello di spazzamento, poi, l’azienda ha accettato di discutere la questione della ricollocazione delle lavoratrici e dei lavoratori inidonei in tutti i settori e di esaminare le possibili soluzioni (magari evitando le trovate populistiche come le postazioni di raccolta assistita, che per stessa ammissione dell’azienda sono sperimentali e molto probabilmente inefficaci dal punto di vista produttivo) e soprattutto di provare a sfruttare i fondi stanziati dall’Inail, fino a 150mila euro per lavoratore (leggi per approfondire), come proposto dalla Cgil.

Andava fatto subito, ma meglio tardi che mai.

Ci sono tante possibilità: gli ecoinformatori, l’impiego nei centri di raccolta, un utilizzo di personale per garantire sicurezza nei siti aziendali più esposti, l’istituzione delle attrezzerie nelle officine e quella di altre figure che possono essere utilizzate per tutelare il patrimonio aziendale, impiegando questi lavoratori in modo produttivo.

Anche in questo caso avremmo potuto farlo prima! Le proposte in tal senso vengono avanzate ai tavoli aziendali da anni. Purtroppo si è preferito perdere tempo a favore di scelte propagandistiche che abbiamo già avuto modo di criticare, senza provare a guardare all’insieme dei problemi e a risolverli in modo organico.

Non è pace fatta, quindi. E per riattivare vere relazioni industriali servono fatti concreti. Bisogna aprire il tavolo sul lavoro domenicale – come chiesto dalle Rsu unitariamente – chiudere il tavolo sulla mobilità trasparente (che AMA oggi si è impegnata a riattivare), ricominciare a parlare di valorizzazione del personale amministrativo, riaprire il confronto sul settore cimiteriale, approvare il regolamento sulla gestione del personale per dare a tutti i lavoratori pari dignità, dalle Zone passando per tutti gli altri settori, chiudere la pagina buia della gestione del Sap, che ha impoverito pesantemente le buste paga.

Su tutti questi punti, come sulle piccole e grandi questioni rimaste aperte (mancato rimborso dei costi della patente CQC, passaggi di livello non effettuati etc…) serve un’azienda in grado di discutere e risolvere i problemi.

In caso contrario decideremo con i lavoratori e con le altre organizzazioni sindacali, se ce ne saranno le condizioni, come proseguire un percorso che restituisca dignità al lavoro in AMA.