“Per uscire dall’emergenza e tornare a crescere serve una pubblica amministrazione diversa: innovativa, veloce e vicina ai cittadini. Per farlo bisogna fare assunzioni, garantire sicurezza, stabilizzare i precari e rinnovare i contratti. E bisogna farlo subito, con questa legge di bilancio”. Così Giancarlo Cenciarelli, Roberto Chierchia, Sandro Bernardini e Maurizio Narcisi – segretari generali di Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Lazio, Uil Fpl Roma e Lazio e Uil Pa Roma e Lazio – dal presidio organizzato oggi a Palazzo Vidoni, sede del Ministero per la Pa, nella giornata in cui i dipendenti pubblici del Lazio, come quelli di tutta Italia, hanno incrociato le braccia.
“Una grande adesione allo sciopero dei lavoratori pubblici insieme a Cgil Cisl e Uil. Una bellissima piazza, nonostante le restrizioni anti-Covid. E anche nei posti di lavoro, dove i servizi essenziali sono stati assicurati, chi era in servizio ha protestato indossando l’adesivo ‘non mi fermo, ma protesto’”, dichiarano i segretari di categoria in attesa dei dati ufficiali. “E’ il segno che la misura è colma e che senza una presa di responsabilità da parte del governo e di un intervento incisivo delle Regioni, si rischia grosso: dagli organici all’osso alla scarsa sicurezza sul lavoro, dallo smart working ridotto a telelavoro alla digitalizzazione a rilento, dai salari più bassi d’Europa alla riorganizzazione mancata, lavoratori, cittadini e imprese chiedono risposte immediate”.
“Solo nella sanità del Lazio, nonostante i nuovi inserimenti, mancano 10mila operatori. Nei comuni, nella città metropolitana, nelle scuole, nella polizia locale, nei ministeri e nelle agenzie fiscali la situazione è ugualmente drammatica. Servono assunzioni, innesti di nuove professionalità e valorizzazione di quelle in servizio anche attraverso la formazione”, proseguono Cenciarelli, Chierchia, Bernardini e Narcisi. “Senza contare che in questi anni troppo spesso si è fatto ricorso ai contratti a termine e alle altre forme di lavoro atipico. La Pa italiana conta 170mila precari, tanto che la Commissione europea ha aperto una procedura di infrazione. Nei piccoli e medi comuni e in particolare nel settore educativo-scolastico, senza l’apporto di questi lavoratori si metterebbero a rischio i servizi. Così come nella sanità, visto che il Ssr del Lazio per funzionare conta su quasi un 10% di contratti a tempo determinato, somministrati e partite Iva”.
“I contratti di sanità, funzioni centrali e funzioni locali sono scaduti da due anni. La pandemia ha dimostrato che il lavoro pubblico è essenziale per il Paese e che occorre rinnovare e rilanciare i servizi pubblici per cittadini e imprese. Per questo pretendiamo più risorse per i contratti di tutti i lavoratori pubblici. Servono investimenti nelle persone, nell’organizzazione, nei processi di lavoro, nei dispositivi e nei protocolli di prevenzione e protezione”, rimarcano i segretari. “Riorganizzare e valorizzare il lavoro per rendere la Pa più forte nella difesa contro la pandemia e per farne il vero volano della crescita economica”.
“Questo hanno gridato oggi i lavoratori pubblici in sciopero così come i colleghi precettati a lavoro”, concludono Cenciarelli, Chierchia, Bernardini e Narcisi. “Ci aspettiamo risposte concrete e immediate. Altrimenti andremo avanti senza paura. Questa non è una battaglia per i soli lavoratori pubblici, ma per tutta la comunità”.
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