In questi giorni AMA, senza rispettare il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, sta lasciando a casa, senza retribuzione, un centinaio di lavoratori dichiarati temporaneamente inidonei dal medico competente aziendale.
Come FP CGIL, FIT CISL, FIADEL abbiamo subito scritto, unitariamente, alla dirigenza dell’azienda contestando l’errata applicazione del contratto ed un atteggiamento che appare finalizzato più ad intimorire il personale piuttosto che ad un puntuale esame delle singole situazioni.
Nei giorni scorsi, in concomitanza della decadenza del Consiglio di Amministrazione dell’Azienda, avevamo letto delle estemporanee dichiarazioni del Presidente Pace che, in continuità con precedenti gestioni aziendali, invece di chiarire cosa stesse succedendo dentro il suo CDA la buttava in demagogia e annunciava misure drastiche verso i lavoratori inidonei e idonei parziali. Responsabilmente ci eravamo riproposti di chiarire e di controbattere al primo incontro aziendale utile.
Purtroppo AMA non si è limitata alle dichiarazioni ed è andata avanti, senza tenere conto delle regole contrattuali e delle normative vigenti. Per questo riteniamo che debbano ritirare, subito, il provvedimento e i suoi effetti negativi sulle stabilità economica delle famiglie delle lavoratrici e dei lavoratori. Siamo perlopiù davanti a famiglie monoreddito, con figli a carico, e far saltare, senza preavviso e senza giustificato motivo, l’unica entrata certa significa esporre al rischio concreto della povertà un centinaio di famiglie.
Senza una risposta positiva e celere di AMA siamo pronti anche allo sciopero perché ciò che è stato fatto non è tollerabile per tre ragioni: tante patologie sono legate alla disorganizzazione del servizio da parte dell’azienda che ha logorato i lavoratori; Ama, pur essendo più veloce rispetto agli anni passati, non è puntuale nelle visite che servono ad accertare la possibilità del lavoratore di ritornare in servizio lasciandoli di fatto in un limbo; l’azienda deve verificare di poter ricollocare il lavoratore temporaneamente inabile ad altra mansione produttiva e questo non ci risulta che sia stato fatto.
A proposito della cattiva organizzazione del lavoro va ricordato che tempo fa un dirigente è stato condannato a due anni di reclusione perché non era stata fatta la valutazione dei rischi per il porta a porta.
Ci aspettiamo che il Campidoglio, socio unico di AMA, intervenga per fare ordine in una municipalizzata in cui la dirigenza passa più tempo a mortificare le persone che lavorano per Roma e i suoi abitanti, che nel migliorare le loro condizioni di lavoro dotandole di attrezzature e strutture dignitose, a partire dagli spogliatoi.