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Lavoratori del sociale esclusi dalla campagna di vaccinazione, Fp Cgil: “urgente correggere questa stortura, per la salute dei lavoratori e per la tutela degli utenti fragili”

“Ci sono intere fasce di lavoratori che operano nel sociale esclusi dalla campagna vaccinale: si tratta di operatori socio sanitari, educatori, mediatori e tutte le figure professionali che si occupano di utenti fragili, disabili, anziani e minori, nell’assistenza domiciliare e nelle case famiglia, oltre che dei servizi all’immigrazione”, denuncia la Fp Cgil di Roma e Lazio.

“Abbiamo posto la questione alla Regione, con note specifiche e negli incontri sul tema, ma ad oggi manca un provvedimento che includa in modo estensivo nella campagna questi lavoratori. È un evidente rischio per la salute degli stessi lavoratori, che spesso operano su più strutture o seguono più pazienti a domicilio, in un contesto eterogeneo – incontrando pazienti e famiglie già sottoposti a vaccino o ancora in attesa di esserlo – che può inficiare l’obiettivo stesso del contenimento della pandemia attraverso la vaccinazione, oltre che elevare il rischio di contagi”, prosegue il sindacato.

“Come per altre categorie di lavoratori che operano a diretto contatto con l’utenza, è impensabile tenere fuori questi lavoratori da un piano complessivo di copertura vaccinale, soprattutto se si tratta di un lavoro di cura e assistenza a pazienti fragili, per i quali giustamente la campagna vaccini è stata programmata e va avanti regolarmente”.

“È quantomai urgente correggere questa pericolosa stortura: la tutela delle persone fragili passa anche dalla tutela di chi se ne prende cura, dentro le strutture sanitarie e ancor più fuori da queste, operando in contesti diversi che vanno dalle case dei pazienti, dove si svolgono i servizi di assistenza domiciliare integrata (disabili, anziani, minori) e di assistenza educativa domiciliare, alle case famiglia, ai centri diurni, ai servizi all’immigrazione”, rimarca la Fp Cgil.

“Lo sforzo che si sta facendo per arrivare quanto prima alla copertura della gran parte della popolazione non può evitare di considerare aree strategiche e intere categorie di lavoratori”, conclude il sindacato.