Nelle scorse settimane, Cgil, Cisl e Uil hanno continuato a lavorare con il Governo per affrontare la “Fase 2” che, come sappiamo, dovrebbe servire ad avviare gradualmente alcune attività sul territorio, necessarie alla comunità, nel rispetto di quelle regole atte a contenere, contestualmente, gli effetti della pandemia in atto da COVID-19.
Il DPCM del 26 aprile non ha fatto menzione della modifica delle attività della pubblica amministrazione in smart working perché, fin dall’inizio, la data limite del 31 luglio 2020, è quella individuata dalla Presidenza del Consiglio in una delibera del 31 gennaio, nella quale dichiarava “per 6 mesi dalla data del presente provvedimento, lo stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili.”
Nella lettera che oggi abbiamo inviato all’Ente sulla necessità di organizzare la “Fase 2” abbiamo sottolineato questo aspetto e provato a far emergere la complessità di conciliare la vita lavorativa nei nostri ambienti di lavoro con la necessaria convivenza con l’emergenza sanitaria nella quale ci troviamo, apparentemente attenuata solo perché, fino ad oggi, sono state rispettate le regole delle distanze sociali. E’ stato sufficiente ascoltare le riflessioni seguite all’uscita del DPCM del 26 aprile dello stesso Premier Conte e anche vedere nei vari TG come la città di Roma sta organizzando i trasporti, per comprendere che sarà difficile mantener quelle distanze che hanno permesso fino ad oggi di abbassare le cifre dei contagi.
A tal proposito abbiamo stilato un elenco di situazioni che, a nostro avviso, incideranno con un possibile rientro in ufficio delle lavoratrici e lavoratori e che ci permetterà di contribuire alla stesura di un “Protocollo Covid-19” aziendale, in un incontro che sarà stabilito a giorni; i temi proposti, a titolo esemplificativo e non esaustivo, affinché la sicurezza negli ambienti di lavoro non venga a mancare per nessun motivo e che garantisca tutte e tutti noi, anche nei confronti delle nostre famiglie e della comunità intera con una organizzazione che permetta la massima flessibilità, sono i seguenti:
– areazione degli ambienti.
– considerare i disagi degli spostamenti da/per l’ufficio, in considerazione del fatto che non potranno essere utilizzate le navette e gli autobus avranno l’obbligo di contingentare il numero di persone da trasportare;
– rispondere alle esigenze oggettive, come già ricordato nella nostra nota 686 del 23 aprile, per effetto della chiusura delle scuole anticipata;
– assicurare la convivenza all’interno degli uffici con la fornitura di adeguati dispositivi di sicurezza e regole per l’so degli ascensori – sia allo sbarco di ogni piano sia all’interno degli stessi, e degli spazi comuni.
Inoltre, come riportato nel protocollo governativo sopra citato, coinvolgere gli RLS (rappresentanti dei lavoratori sulla sicurezza) e procedere con l’aggiornamento del DVR per la stesura delle procedure atte a gestire i rischi legati a situazioni riconducibili alla pandemia in atto.
Sappiamo che i vertici dell’Amministrazione hanno già fatto incontri con la Dirigenza che, in alcuni casi, avrebbe già iniziato a diffondere indicazioni, anche in mancanza del suddetto protocollo di comportamento. Per questo, nella lettera, abbiamo diffidato l’Amministrazione a procedere con atti unilaterali invitandola a coordinare le azioni della dirigenza affinché tutte le lavoratrici ed i lavoratori vengano informati, nel rispetto di una tempistica comune, in modo da non creare fraintendimenti e disordini.
Segui questo link https://bit.ly/3cIbJwZ potrai leggere la priam lettera e il realtivo comunicato relativo alla “Fase 2”
Ilaria Rondinelli – Coordinatrice FP Cgil CMRoma