Fase 2 e Covid 19: stato di agitazione del personale Inps
RITORNO AL FUTURO
Sappiamo bene tutti quale insieme di sensazioni ha generato in tutti i cittadini italiani e in ognuno di noi lavoratrici e lavoratori INPS, questa emergenza Covid-19.
Paura, insicurezza, ansia, cordoglio, isolamento, solidarietà, spirito di servizio, abnegazione, condivisione, voglia di farcela e, oggi, desiderio di ripartire insieme in sicurezza, per tornare gradualmente ad una vita normale.
Il Protocollo del 3 giugno fra alcuni Sindacati e l’INPS, andava proprio in questa direzione. Una condivisione di obiettivi, di garanzie e di tutele, per non correre rischi inutili e per continuare, ancora più di prima, ad essere vicini e in ascolto dei tanti cittadini che, a causa di questa pandemia, hanno visto perdere molte delle loro certezze economiche e lavorative.
Si sarebbe quindi potuto avviare un percorso fra rappresentanti dei lavoratori e direttori territoriali, che avrebbe rafforzato il nuovo paradigma di relazioni sindacali, improntato al confronto costruttivo, alla massima tutela della salute, alle nuove modalità per restare in ascolto dell’utenza, a partire dalla necessaria semplificazione del sito Internet, oggi più simile ad un labirinto, che ad un portale di servizi al cittadino.
Avrebbero trovato spazio l’innovazione e la sperimentazione, con la condivisione di idee e proposte per migliorare il futuro che abbiamo davanti, raccogliendo la sfida digitale e valorizzare tutte le opportunità che la tecnologia mette a disposizione. In questo periodo di emergenza infatti, grazie anche al lavoro delle strutture tecniche, i tantissimi lavoratori collegati da remoto, hanno permesso all’Istituto di essere presente e reattivo, erogando una quantità mai vista prima di prestazioni, con uno sforzo paragonabile, con le dovute proporzioni, a quello messo in campo da medici, infermieri e personale sanitario.
Ma invece no……a qualcuno questi passi verso il futuro non piacevano e, per rivendicare il proprio potere datoriale e forse anche per compiacere certa politica, con atti dispositivi ha voluto violare e scavalcare a destra l’accordo del 3 giugno, rivendicando la necessità di lavorare in presenza e di riaprire gli sportelli in modalità fisica. Il tutto senza fornire motivazioni oggettive su queste scelte, senza una comunicazione efficace e capillare, distogliendo i colleghi dalle lavorazioni e mettendo in discussione i buoni risultati fin qui ottenuti. Inoltre, visto che agli sportelli non sarà spesso possibile dare informazioni diverse da quelle date per e-mail o al telefono, è forte il rischio di generare tensioni sociali o malaugurate aggressioni, mettendo ancora più in crisi quel rapporto di fiducia fra cittadini e Istituto, già molto compromesso da scelte organizzative poco coerenti.
Questi atti unilaterali, hanno poi anche avuto l’effetto nefasto di scaricare tutte le responsabilità sui direttori delle sedi, generando confusione e il rischio di fughe in avanti di qualcuno in cerca di visibilità, quando invece sarebbe stato necessario disporre una generalizzata prudenza e gradualità.
Gli accordi territoriali che avrebbero potuto costruire insieme le indicazioni organizzative, il rispetto della sicurezza, la tutela della salute e le nuove modalità per dare servizi all’utenza, a causa di un famigerato msg Hermes 2561 dell’Amministrazione si sono, nostro malgrado, trasformati in espressioni del nostro diniego a firmare nulla che contenesse riferimenti alle aperture degli sportelli.
Le lavoratrici e i lavoratori non ci stanno!! Molto più lungimiranti dei propri amministratori, hanno capito da subito le potenzialità dello Smart Working e l’importanza di abbattere le giacenze, diminuire i tempi di erogazione delle prestazioni, alcuni davvero inaccettabili, per arrivare ad erogare le prestazioni in correntezza.
Queste sono le scelte organizzative sulle quali dovrebbe impegnarsi l’Amministrazione.
Questo dobbiamo dare ai cittadini: prestazioni rapide, semplicità di comunicazione telematica, ascolto e consulenza per i casi più delicati e complessi.
Non certo uno sportello sfogatoio della rabbia sociale, da poter riversare sul dipendente pubblico, ancora oggi vessato e messo sotto tiro da certa stampa.
Non era certo questo il momento né storico, né sanitario, né stagionale per imporre il ritorno ad un passato che nessuno rimpiange. Lo è ancor meno in assenza di protezioni e dispositivi che mettano in sicurezza i colleghi.
Ma la FP CGIL , insieme alla CISL FP, non mollano di un centimetro il percorso intrapreso fino al 3 giugno, e continueranno a sollecitare l’Amministrazione a tornare sui suoi passi e continuare sul percorso tracciato.
La prossima settimana, in Assemblee nazionali, ascolteremo lavoratrici e lavoratori di Roma e del Lazio e grazie al loro contributo, spiegheremo come stiamo pensando l’INPS del futuro, nel quale si possa migliorare il rapporto con l’utenza ricostruendo il patto sociale, e tornino ad essere protagonisti sia i colleghi esperti che quelli giovani i quali, con il loro entusiasmo, possono davvero fornire quella spinta verso l’innovazione.
Fp Cgil Inps Roma e Lazio