Dalla Corte di Cassazione, alla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, passando per il Tribunale superiore delle acque e la Procura generale della Repubblica presso la Suprema corte, in tutti gli uffici giudiziari centrali di Roma, quelli cioè a rilevanza nazionale, organici sguarniti e rischio caos. Manca all’appello un lavoratore su quattro tra cancellieri, assistenti giudiziari, operatori e le altre figure professionali indispensabili al funzionamento degli uffici. “Una situazione drammatica”, denunciano Natale Di Cola, Roberto Chierchia e Maurizio Narcisi – segretari generali di Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Lazio e Uil Pa Roma e Lazio – “che arriva all’incredibile per la figura dei funzionari giudiziari: – 43 per cento alla Cassazione, -50 per cento alla Procura generale e addirittura scopertura del 100 per cento al Tribunale superiore delle acque. Non solo siamo in emergenza, ma se si pensa ai prossimi pensionamenti spinti anche da quota 100, si rischia davvero il caos giustizia”.
I numeri, elaborati dai coordinatori regionali delle tre federazioni – Liliana Antonacci, Marco Sozzi e Iolanda Guastella – sui dati del Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria, parlano chiaro. Se in Italia nel triennio 2019-2021 sono previsti 10.685 pensionamenti (7.158 nel solo 2019) – vale a dire che sia nei distretti che negli uffici a rilevanza nazionale il personale risulterà in pratica dimezzato entro il 2021 – la situazione nel Lazio è ancora peggiore. E gli uffici centrali non fanno eccezione: alla Corte di Cassazione sono presenti 568 unità su 750 (182 posti vacanti), alla Procura Generale della Repubblica presso la Corte di Cassazione sono in servizio 100 unità su 137, presso il Tribunale Superiore 14 unità su 26, presso la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo 154 unità rispetto alle 181 previste. Nel complesso i buchi di organico sfiorano già oggi il 25 per cento.
“Non sono sufficienti nuove assunzioni”, attaccano i segretari regionali di categoria. “E infatti le 4.200 unità previste nel 2019 in tutta Italia, eccezion fatta per i 903 assistenti giudiziari che saranno rapidamente assunti dalla graduatoria degli idonei dell’ultimo concorso, entreranno in servizio solo all’esito delle procedure concorsuali. Occorre puntare su coloro che resteranno negli uffici, i quali vanno valorizzati dal punto di vista professionale ed incentivati dal punto di vista economico. Accanto a questo occorre procedere subito a definire la programmazione triennale del piano assunzioni: la condizione è tale che non si può più perdere tempo ed esiste un esercito di idonei e lavoratori formati in grado di sostituire da subito il personale che va in pensione”.
“Quella che prospettiamo è una strada alternativa a quella delineata dal ministro Alfonso Bonafede, senza oneri aggiuntivi a carico dello Stato”, proseguono Di Cola, Chierchia e Narcisi. “Scorrimento delle graduatorie interne degli idonei per i funzionari giudiziari e progressioni giuridiche, ossia cambi di profilo come ad esempio da assistente giudiziario a cancelliere esperto o da operatore ad assistente giudiziario, e poi passaggi di area per le restanti qualifiche, ausiliari, contabili, informatici e linguistici”.
“Per questo abbiamo scritto ai responsabili degli uffici giudiziari centrali e chiesto di mettere in atto iniziative condivise da sottoporre al ministro” concludono i tre segretari. “ Il gap va colmato subito. Con strumenti veri, e senza perdere tempo su questioni irrilevanti come le impronte digitali”.