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Lavoratori in assemblea – Ut Roma 3

Ieri, all’Ufficio Territoriale di Roma 3 Settebagni (Dp1 Roma) lavoratori e lavoratrici si sono riuniti in assemblea.

Tanti gli argomenti, dalle novità del Ccnl all’organizzazione del front office, dall’accesso al lavoro agile alla drammatica carenza di organico, al peso sproporzionato del lavoro assegnato ed agli effetti che tutto questo produce sul sistema di valutazione, dall’evasione fiscale allo spettro dell’ennesimo condono rinominato “tregua fiscale”.

Preoccupa e demoralizza che sin dalle prime dichiarazioni il Governo appena insediato si riferisca all’Agenzia delle Entrate con tono polemico e lasci immaginare una sua destrutturazione e la marginalizzazione del contrasto all’evasione fiscale. Se così sarà, gli effetti si ripercuoteranno anche sui lavoratori e sulle lavoratrici del Fisco, oltre che su tutta la collettività.

Ed è in questo contesto che colleghe e colleghi hanno fatto emergere che il lavoro assegnato è sproporzionato rispetto al personale, che basta assentarsi (ferie, malattia…) per accumulare arretrato, che nuove lavorazioni vengono assegnate senza preventivo coinvolgimento, senza la verifica di bisogni formativi; che la durata dei turni di sportello – anche grazie alla gestione degli appuntamenti extra – si dilata troppo oltre l’orario di chiusura, dopo già 5 ore di turno, compromettendo così il lavoro di back-office che si accumula e sul quale sono tarati gli obiettivi oggetto di valutazione dei lavoratori. 

Che a questo proposito, in modo diffuso in tutta la Dp, la gestione del processo di valutazione non si stia svolgendo nel modo indicato dall’Agenzia e che viene sminuito – con troppa leggerezza, – l’impatto che la valutazione individuale potrà avere sulle progressioni economiche (peserà non meno del 40% sul punteggio) e sulla remunerazione della performance, sostenendo di voler parificare tutti sul giudizio positivo più basso, cioè adeguato.
Una valutazione delle competenze piatta mortifica l’impegno e il senso di responsabilità di quanti si spendono quotidianamente per cercare di fornire ai cittadini servizi adeguati nonostante i disservizi strutturali (leggi applicativi che funzionano a singhiozzo), i limiti gestionali/organizzativi e nonostante le pratiche singolarmente lavorate siano, per ovvie ragioni, probabilmente superiori a quelle dell’anno scorso. Un modo di procedere poco condivisibile.

Così come non è stato digerito l’atteggiamento avuto sul lavoro agile: all’ascolto dei bisogni personali si è sostituita l’imposizione dei giorni (6) di lavoro agile, poi in parte derogata per alcuni casi specifici mai condivisi al confronto.
Non si è voluto creare un vero dialogo col personale, non si è voluto realmente spiegare quali sono le motivazioni che hanno portato alla scelta di limitare arbitrariamente il numero di giorni di lavoro agile. 
Non si è messo in correlazione il numero di quanti hanno chiesto di aderire al lavoro agile col numero di chi non lo ha fatto, ma si è deciso invece di appiattire e lo si è fatto senza voler pensare che oltre le situazioni più gravi esistono tutta una serie di altre condizioni personali che potrebbero essere soddisfatte anche col lavoro agile, garantendo la continuità e la regolarità del servizio. 
Fuori retorica, questo modo di fare incide sulla motivazione di chi lavora e stupisce che non lo si comprenda.

I problemi e i temi sono molti e complessi e li affronteremo tutti, chiedendo sempre compattezza e solidarietà ai nostri colleghi e alle nostre colleghe.

Resta vivo il piacere di aver fatto assemblea in presenza, sul luogo di lavoro, esercitando un diritto per il quale – ci piace ricordarlo – vengono destinate risorse economiche della contrattazione collettiva e che quindi va esercitato.

Falcone-Iannuccelli

Assemblea Rm3