Solo pochi mesi fa i 750 lavoratori dell’Ospedale Columbus temevano per il loro futuro professionale. L’ospedale e le sue attività erano a rischio chiusura, poi, dopo la mobilitazione e il confronto con Prefettura e Regione, la proroga a giugno e la continuità dei servizi con il Policlinico Gemelli.
Oggi è il secondo presidio sanitario totalmente riconvertito e dedicato alla gestione dell’emergenza Covid.
Al fianco dei lavoratori della Columbus, i colleghi del Policlinico Gemelli si stanno mettendo a disposizione per prestare servizio nel presidio. I delegati Cgil si offrono per essere punto di riferimento per il personale dell’Ospedale. C’è chi attacca un giorno prima, senza pensare alla retribuzione, per “dare una mano ai ragazzi”. Cè chi da la sua “completa disponibilità nel prestare servizio presso la sede Columbus”, come Anna Maria, un’ausiliaria specializzata che, ci dice, “la differenza non la fa la divisa, ma la persona”.
E poi Daniele, ausiliario specializzato e laureato in Lingua dei Segni, che dal suo impiego al CUP chiede di offrire volontariamente le sue competenze “come mediatore linguistico culturale tra la lingua italiana e la lingua dei segni, qualora fossero ricoverati anche in isolamento da Coronavirus pazienti non udenti”. Un problema in più, per i ricoverati sordi, che con la mascherina non possono leggere il labiale e quindi non capire i medici.
Non sono eroi. Sono sempre loro, siamo sempre noi. Lavoratori dei servizi pubblici. Che non svolgono semplicemente un compito, ma danno una mano, e si danno una mano, in ogni modo che possono, per fare squadra e provare a sostenere, tutti insieme, questo momento di criticità. Nonostante la fatica, la pressione, i cambiamenti delle procedure e delle attività, i rischi ancora in essere per la sicurezza, la carenza di dispositivi, il rispetto dei protocolli.
Ci siamo sempre stati, e #CiSiamo, sempre.
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