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Città Metropolitane e Province: prove tecniche di dialogo per nuove prospettive

Siamo allo scadere delle prime consiliature delle Città Metropolitane e la situazione determinata dalla legge 56/2014, per l’evoluzione che ha avuto, doveva essere affrontata.

Dopo sette anni dall’entrata in vigore della legge 56/2014 che ha riformato gli Enti, prove tecniche di dialogo stanno riprendendo sui territori anche perché, a seguito della pandemia ancora in atto da Covid19, il Governo centrale attuerà il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) attraverso gli Enti Locali di prossimità.

E’ facile pensare che alle criticità esistenti, generate dalla legge di riforma, se ne aggiungeranno altre: la pioggia di provvedimenti, finanziamenti e investimenti che arriveranno ai territori in attuazione del PNRR avranno lo scopo di fornire un rinnovato modello economico e di welfare, che dovrebbe portare con sé, nuovi equilibri; l’obiettivo è superare le differenze esistenti, affinché i territori abbiano stesse opportunità di sviluppo attraverso l’Amministrazione centrale a supporto di Comuni, Province, Città Metropolitane e Regioni.

Il progetto così come presentato rasenta la perfezione ma gli Enti arrivano a questa sfida stremati da anni di politiche di spending review, di blocco delle assunzioni e conseguente svuotamento degli uffici. Infatti, mentre per i Comuni le norme attuative dell’articolo 33 del decreto-legge 34/2019, permettono di superare il principio del turn over, per gli Enti di area vasta non c’è ancora una previsione in tal senso. Di contro, il decreto 80/2021 del 9 giugno n. 80, prevede “Misure urgenti per il rafforzamento della capacita’ amministrativa delle pubbliche amministrazioni funzionale all’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e per l’efficienza della giustizia”.

Il PNRR agisce in autonomia portando in nuce politiche di precarietà – che da tempo contrastiamo con ogni mezzo possibile, anche con lo strumento dello sciopero; il decreto PA introdurrà negli Enti circa 24 mila nuove assunzioni con contratti a tempo determinato con durata dai 3 ai 5 anni senza una necessaria ricognizione delle disponibilità in essere. Per sfruttare al meglio la temporaneità di quelle professionalità saranno necessari affiancamenti affinché possano divenire operative in breve; rimane il grande dubbio su come assicurare un supporto incisivo dato l’impoverimento degli organici per i temi ormai noti.

In questo quadro gli uffici regionali del Lazio di Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Lazio e UilPA Roma e Lazio hanno chiesto un incontro ai Presidenti di ANCI, UPI e all’Assessore agli Enti Locali della Regione Lazio al fine di definire un protocollo di relazioni ed iniziative condivise atto ad individuare le risorse e gli strumenti per un rafforzamento delle capacità amministrative degli Enti, in termini di risorse umane.

Inoltre, da circa un anno, si è insediato presso il Ministero degli Interni un gruppo di studio per la modifica dell’Ordinamento degli Enti Locali (TUEL D.Lgs. n. 267/2000). Un intervento tardivo, rispetto al terremoto istituzionale che la legge 56/2014 ha portato con sé. La sua applicazione ha implementato la frammentazione dei servizi che gli Enti di prossimità erogano, al momento della sua entrata in vigore, infatti, un dibattito si aprì sulla varietà di competenze che ogni singola Provincia gestiva: molte comuni a tutti gli Enti, altre “autoprodotte” nel tempo, ossia esercitate ma non conferite da alcun ente sovraordinato, attività che, non trovando altra modalità di esercizio, si sono perdute per sempre. A questo si è aggiunta la facoltà delle Regioni di “restituire” le funzioni agli Enti di provenienza, ma non tutte hanno proceduto in tal senso; sarebbe comunque rimasto il nodo da sciogliere di come accompagnare a ritroso funzioni e personale con le relative risorse finanziarie ed economiche, per la loro gestione.

Anche ANCI e UPI in questi anni, hanno scritto e avuto audizioni con il Governo per fare ordine istituzionale e riprogrammare l’erogazione dei servizi con risorse economiche e umane adeguate. Nulla di tutto ciò è stato fatto e oggi lo stato di salute degli Enti che dovranno affrontare la gestione dei finanziamenti del PNRR preoccupa non poco. L’UPI, in particolare, ha ipotizzato anche la possibilità di tornare indietro nella riforma Delrio e restituire i servizi ai territori tout court, ma pensare che tutto possa tornare come era nel 2014, dopo tutti i cambiamenti e gli effetti che hanno prodotto, forse è un’idea restrittiva e insufficiente affinché si abbiano servizi continuativi di prossimità.

Una riflessione la potremmo fare sul comma 10 dell’unico articolo della legge 56/2014 e sull’utilizzo dello strumento della convenzione, se indicato nello Statuto dell’Ente. Nulla di più discrezionale: la riforma Delrio nasceva con l’intento di mettere a disposizione dei territori Enti che dessero risposte in termini di competenze e strutture, ma lo strumento della convenzione spesso è legato a scelte di vicinanza politica, piuttosto che alla gestione virtuosa dei territori.

Non si tratta più di andare contro un impianto legislativo ed economico del quale da subito, nel 2014, ne comprendemmo l’inefficacia ma di rivendicare quelle convinzioni e far emergere, attraverso le nostre esperienze, le criticità e le diversità di gestione che ne sono scaturite e supportare la costruzione di qualcosa che renda dignità alle lavoratrici, ai lavoratori e agli Enti chiamati a gestire la cosa pubblica.

Alla lettera inviata da Cgil, Cisl e Uil ha risposto l’UPI che ha confermato piena disponibilità all’incontro.

pdfRichiesta incontro UPI ANCI Ass Regione Lazio – attuazione d lgs legge 80-21

pdfRisposta UPI Lazio