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Barbarano Romano, alla casa di cura La Dimora 23 lavoratori verso il licenziamento

Il 28 maggio l’incontro a Roma tra Fp Cgil-Uil Fpl Roma e Lazio con Anafi. Aperto lo stato di agitazione

La casa di cura “La Dimora” di Barbarano Romano (VT) chiude. 23 posti di lavoro a rischio e sospensione del servizio di assistenza ai disabili, con conseguenti ricadute sugli assistiti e sulle loro famiglie. L’associazione Anafi che gestisce la struttura sociosanitaria nel paesino del Basso Viterbese, è pronta a attivare la procedura di licenziamento per tutti i lavoratori impiegati. Lo ha comunicato alle sigle il 17 maggio e lo ha confermato nell’incontro di ieri, 28 maggio, dopo che, il 21, Fp Cgil e Uil Fpl hanno scritto all’associazione nella speranza di scongiurare una situazione drammatica. Si è aperto quindi lo stato di agitazione dei lavoratori impiegati nella struttura: “Riteniamo improcrastinabile la definizione di percorsi e modalità di attuazione condivisi” – dicono Antonio Amantini, Fp Cgil, e Lamberto Mecorio e Pietro Bardoscia, Uil Fpl: “Al fine di risolvere la problematica, chiediamo al prefetto di Viterbo di avviare le procedure di raffreddamento del conflitto e di espletare, entro i termini previsti, il tentativo di conciliazione previsto dalla legge, convocando le parti: associazione Anafi, Cgil e Uil, Asl Roma 1 e Asl di Viterbo, Regione Lazio, municipi di Roma e il Comune di Barbarano, il Presidente della Provincia Pietro Nocchi”.

Cgil e Uil hanno inoltre richiesto la documentazione necessaria per avere un quadro completo del problema, in particolare: comparazione dei dati economici degli ultimi 2-3 anni, costi e ricavi, confronto con la normativa di riferimento, rette mensili di ciascun utente. “I sindacati, prima di analizzare eventuali soluzioni alternative – come riporta l’articolo di oggi 29 maggio sul Corriere di Viterbo – “come la possibile dislocazione in altri servizi nel territorio di Roma di un numero limitato di lavoratori attualmente impiegati nel servizio, ritengono “doveroso coinvolgere tutte le istituzioni, con la speranza di mantenere attiva la struttura, salvaguardare tutti i posti di lavoro e i servizi offerti a favore di persone con disabilità ed evitare anche gravi ripercussioni sull’intero territorio e sull’indotto”.