“Nonostante le lavoratrici e i lavoratori, con senso di responsabilità e abnegazione, affrontino quotidianamente turni massacranti e rischi personali, tra difficoltà infinite anche solo per raggiungere il posto di lavoro, sembrerebbe che questo non sia sufficiente per permettere loro di svolgere la propria attività nelle migliori condizioni possibili” Quotidianamente, per l’Azienda regionale ARES 118, deputata nella regione Lazio al soccorso e all’emergenza e in questo caso del Coronavirus anche alle maxi-emergenze, in troppi Ospedali, vedi ad esempio Policlinico Umberto I, Sant’Andrea, Policlinico Gemelli, i mezzi di soccorso che trasportano pazienti con possibile contagio da COVID-19, devono sostare ore e ore prima che lo stesso paziente venga preso in carico dalla struttura ospedaliera. Le ambulanze diventano una sorta di camera d’isolamento dove lo stesso viene in qualche caso addirittura numerato e, successivamente, visitato sullo stesso mezzo di soccorso. E i lavoratori, vestiti con tuta, mascherine, occhiali di protezione, devono aspettare così fino a quando il paziente viene ricoverato, sempre che si liberi un posto letto…e alle volte succede che devono essere sostituiti, laddove ci sia il mezzo, dai colleghi del turno successivo. Tutto questo senza neanche avere la possibilità di svolgere i propri bisogni fisiologici, perché impossibilitati a togliersi le tute, incerottate per limitare al massimo l’esposizione. Ci domandiamo se questo può essere un modo di lavorare, per questi colleghi che rischiano la loro salute ogni qual volta fanno un soccorso dedicato a questa terribile pandemia, considerato inoltre che i cittadini che chiedono soccorso, spesso sono asintomatici e solo successivamente si è scopre la loro positività al virus. L’assessore D’Amato deve attivarsi urgentemente, con i vertici di tutte le amministrazioni, che devono in qualunque modo dare una risposta funzionale a pazienti in grande situazione di sofferenza, costretti a rimanere dentro un’ ambulanza e, allo stesso tempo, permettere ai lavoratori del servizio d’emergenza di poter svolgere tempestivamente e nelle migliori condizioni il proprio lavoro. Non a caso qualche operatore si è contagiato e dopo opportuno tampone oggi si trovano in quarantena, ma prima hanno continuato a lavorare in varie postazioni, moltiplicando le possibilità di trasmissione del virus. “Quindi auspichiamo che l’Amministrazione dell’ARES 118 quanto prima richiami, come fatto per la Centrale Operativa di Roma, tutti i lavoratori a rischio e, unitamente con gli organismi sanitari preposti, si sottoponga a tampone tutto il personale coinvolto. Troppo spesso verifichiamo che tutti gli sforzi per affrontare e limitare questo terribile nemico, vengono vanificati da una organizzazione non sempre efficiente ed efficace” Chiediamo quindi più prevenzione oltre a tutti i DPI necessari e fondamentali per la sicurezza dei nostri colleghi. I lavoratori della Sanità, che salvano vite, non possono diventare, per colpe non proprie, gli “untori” del XXI secolo”.
Concludono i segretari territoriali FP CGIL, CISL FP e UIL FPL Sergio Bussone, Giovanni Ronchi, Mauro De Santis.