“Senza impianti e nell’assenza di un vero piano industriale di AMA la Capitale si appresta a vivere una nuova e più gravosa crisi dei rifiuti. Come da copione, in questi casi, la politica e l’azienda, non riuscendo a dare risposte concrete, cercano diversivi. La verità è che dopo cinque anni di giunta Raggi la città è più sporca, AMA è più piccola ed ha meno impianti. Roma paga i suoi soliti guai a cui si è aggiunto un lustro di vuoto assoluto”. Così in una nota Natale Di Cola, segretario regionale della Cgil Roma e Lazio, e Giancarlo Cenciarelli, segretario Fp Cgil Roma e Lazio, intervengono nel dibattito sul decoro della Capitale e sul ciclo dei rifiuti.
“La sentenza del Tar ci riconsegna una verità per anni sepolta dalla propaganda – continuano i sindacalisti – ovvero che i ritardi nella costruzione di nuova impiantistica sono dovuti all’inadempienza di Roma Capitale, che non ha indicato i siti idonei e messo in campo progetti ed investimenti. È un fatto che non verrà cancellato dai post e dalle foto di operai in pausa. Una strategia più vecchia dell’AMA, che non ha mai prodotto efficientamento ma solo polveroni e pessimi ritorni di immagine. I lavoratori vanno giudicati nelle sedi idonee e non processati in pubblica piazza. Gli abusi vanno puniti in modo dignitoso e si evitano con i buoni accordi, con migliori condizioni di lavoro. Così come con una programmazione che non sia solo propaganda elettorale si eviterebbe di portare al baratro il sistema dei rifiuti dell’intero territorio regionale. Invece, ancora una volta, tutta la pressione andrà a scaricarsi sui cittadini di Roma e sui cittadini delle province”.
“La triste verità è che in questi giorni, non avendo impianti di proprietà sufficienti, AMA spesso non è in grado di conferire il rifiuto e troppi mezzi finiscono i turni di lavoro carichi. È lo scotto da pagare per la dipendenza dai privati. La ricaduta di queste carenze sulle strade è evidente e bisognerebbe avere il coraggio di ammettere che la Capitale da sola non ce la può fare. Serve un intervento risolutivo – concludono Di Cola e Cenciarelli – un progetto condiviso per la città che non si limiti, come invece fa la Sindaca, a pretendere che siano sempre e comunque le province a farsi carico del suo immobilismo”.