Mentre la situazione sul futuro dell’Ospedale “San Giovanni Calibita-Fatebenefratelli”, per cui dal 2014 è aperta la procedura di concordato preventivo per risanare i debiti milionari e scongiurare il taglio del personale, è ancora aperta, per i lavoratori si aggiunge ora l’ulteriore affronto della non corretta applicazione del CCNL.
“è irricevibile la proposta di posticipare la piena applicazione del nuovo contratto, riconoscere l’aumento pieno del tabellare solo a partire dal 2022, attribuendo per quest’anno unicamente la quota parte a carico della Regione Lazio (50%), dividere l’una tantum di 1000 euro in due tranches e spalmare gli arretrati fino al 2023. Sono lavoratori che, come gli altri operatori della sanità privata accreditata, hanno visto stipendi e diritti bloccati per 14 anni, e in più hanno vissuto e vivono ancora nell’incertezza sul futuro dell’ospedale. Pagando in questi anni anche le difficoltà di trattare con l’amministrazione sul riconoscimento di diritti, come progressioni economiche, accesso al lavoro part-time, e, nel periodo della pandemia, l’estensione dell’indennità di malattia infettiva per rischio Covid”, dichiarano Giulia Musto, Fp Cgil Roma Lazio, Antonio Cuozzo, Cisl Fp Lazio e Domenico Frezza, Uil Fpl Roma e Lazio.
“Mentre stiamo definendo con lavoratrici e lavoratori le iniziative di mobilitazione, le segreterie regionali Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl hanno richiesto un incontro in Regione per avere contezza sull’attuale stato della procedura fallimentare e sulle prospettive dell’Ospedale dell’Isola Tiberina”, proseguono i sindacalisti.
“Come accaduto già in passato con IDI e Cristo Re, anche il Fatebenefratelli rappresenta in maniera plastica il paradosso e le problematiche legate alla gestione e alla trasparenza delle risorse pubbliche destinate ai servizi sanitari in accreditamento in questa regione. Sono punti di riferimento per la salute dei cittadini, al pari delle strutture pubbliche, ma allo stesso tempo sono gli stessi cittadini e i lavoratori a pagare l’opacità della gestione finanziaria delle risorse erogate alle proprietà per i servizi in accreditamento. Le crisi vengono alla luce nel momento in cui la situazione finanziaria è insostenibile, e con le procedure fallimentari si mettono a rischio livelli di servizio, continuità assistenziale e posti di lavoro”.
“Ora è urgente che, da una parte, l’Amministrazione torni indietro e eroghi nei tempi adeguati gli incrementi riconosciuti dal nuovo contratto, inclusi gli arretrati da luglio 2020, e, dall’altra, le istituzioni, a partire dalla Regione Lazio, intervengano nel caso specifico per fare chiarezza sul futuro dell’ospedale e le prospettive di rilancio, come, complessivamente, accelerino sulla necessità di rivedere le regole sulla gestione delle risorse e la trasparenza dei bilanci di chi eroga a tutti gli effetti un servizio pubblico”.
“Con la trattativa per il rinnovo del contratto è divenuto più chiaro anche all’opinione pubblica l’atteggiamento “padronale” con cui l’imprenditoria privata utilizza i lavoratori come armi di ricatto verso le istituzioni. È un sistema di forze che va riequilibrato, mettendo al primo posto il servizio pubblico e il rispetto del lavoro. Vogliamo regole, trasparenza e risposte concrete a tutela di tutti coloro che, al pari dei professionisti sanitari pubblici, operano e danno il massimo per la salute di tutti”, concludono Musto, Cuozzo e Frezza.