Senza dogana, non c’è aeroporto internazionale: mentre sembra ancora prevalere la logica del disinvestimento nel principale aeroporto internazionale del Paese, per nulla giustificata dai numeri, ecco quali sono le attuali condizioni in cui operano gli agenti delle dogane negli uffici di controllo per il transito delle merci e dei passeggeri.
All’aeroporto di Fiumicino nel 2018 il transito dei passeggeri è aumentato del 5% circa, raggiungendo i 43 milioni di passeggeri, di cui oltre 31 milioni internazionali. Sono solo 179 i lavoratori impiegati nei controlli di dogana internazionale, e a breve scenderanno a 168. Rapporto simile a Ciampino, il secondo della regione: vi transitano oltre 5 milioni i passeggeri ogni anno e e 32 milioni sono i diritti doganali che vengono versati allo Stato. Anche qui la sproporzione è evidente: all’ufficio doganale operano 43 lavoratori, con una media di 56 anni, che devono sostenere operazioni tra loro distinte e che richiedono un’elevata velocità di esecuzione. Tra il 2019 e il 2020, 14 di loro matureranno i requisiti per la pensione, inclusi coloro che potrebbero scegliere l’opzione quota 100. Una carenza già insostenibile, che preoccupa anche in previsione delle conseguenze attuative della Brexit; i carichi aumenteranno all’aumentare delle operazioni di controllo su passeggeri e operazioni commerciali, che perderanno lo status di scambi intra-comunitari.
La gran parte del transito internazionale da e verso il nostro paese passa per gli uffici doganali di Roma 1 a Ciampino e Roma 2 a Fiumicino. Come tutti gli uffici di confine, svolgono compiti importanti e delicati come i controlli di polizia, tributari e giudiziari di passeggeri e merci. Hanno un’importanza strategica per lo svolgimento di funzioni di vigilanza e antifrode, operando controlli sull’import-export, anticontraffazione di merci e valute, antidroga e tabacchi. Non potenziare questi uffici sarebbe un grave errore che avrebbe conseguenze negative anche per l’economia del paese e per le entrate dello Stato.
L’Agenzia Dogane e Monopoli, complessivamente, registra ovunque numeri in sofferenza e all’ultimo confronto con le organizzazioni sindacati ha indicato le prospettive di ampliamento del personale, con l’attivazione di comandi e procedure di mobilità complessivamente per 1000 unità, da destinare in primis alle strutture più in sofferenza, ma i concorsi banditi sono ancora pochi e servono maggiori risorse da destinare alle assunzioni, anche cambiando le norme contenute nel Dl Semplificazione. Una prima stima sull’impatto di quota 100 e del flusso di uscite già programmate, in una realtà che come in quasi tutte le amministrazioni pubbliche – per effetto della Fornero e della stagnazione delle assunzioni – rileva un’età media di 54 anni per le Dogane e un picco ancora maggiore nell’area Monopoli (dove il blocco delle assunzioni è stato pressoché totale da quasi 30 anni) con un’età media di 57 anni. Nel 2019, la platea di chi raggiungerà (o supererà) i requisiti di quota 100 arriva al 22,7% dell’attuale organico in servizio: 1 su 3 nell’area Monopoli e 1 su 5 in quella Dogane. Se anche solo la metà di questi scegliesse effettivamente di andare in pensione nelle prime finestre possibili (luglio e dicembre), l’Agenzia perderebbe complessivamente più di 1000 unità in un anno. Ogni operazione di incremento quindi risulterebbe azzerata dalle contestuali uscite per pensionamento.
Come ovunque nella PA, anche all’Agenzia Dogane e Monopoli è improcrastinabile l’attuazione di un piano straordinario di assunzioni, per mantenere gli adeguati standard di sicurezza e controllo, che si traducono tra l’altro in benefici all’economia e alle casse dello Stato, e per consentire agli agenti in servizio di svolgere il proprio lavoro riducendo la pressione dei carichi attuali, quindi in condizioni di minore stress e in un migliore contesto organizzativo.
Così in una nota la Fp Cgil di Roma e Lazio.