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Upt Roma – Accordo FRD 2020: la FpCgil non si tura il naso e non firma

Il 2 marzo scorso è stato sottoscritto l’accordo per la ripartizione del fondo risorse decentrate 2020, ma la FpCgil non ha firmato e di seguito spieghiamo le ragioni. 

Il 2020 è l’anno in cui ha avuto inizio la pandemia da Covid-19, un anno che ha chiesto l’impegno di tutto il personale dell’Agenzia per garantire i servizi pubblici con nuove modalità di lavoro come il lavoro agile, reso obbligatorio in prima battuta per decreto, ed anche grazie alla disponibilità dei lavoratori e delle lavoratrici dell’Upt di Roma, che hanno messo a disposizione mezzi e servizi personali permettendo la realizzazione degli obiettivi e dunque creando la provvista economica del Fondo di cui discutiamo. 

Infatti, in virtù del lavoro svolto da tutti, per l’anno 2020 sono state assegnate al nostro ufficio queste cifre: 

– Produttività individuale € 887.097,00, 

– Assistenza ed informazione all’utenza € 254.431,00 

– Budget d’Ufficio (Fondo di sede) € 53.870,00. 

Sin dalle prime battute della trattativa, l’Amministrazione dell’UPT di Roma si è presentata al tavolo con criteri di “allargamento” di posizioni fittizie di servizio di “assistenza e informazione all’utenza”, differenti rispetto alle usuali posizioni degli anni precedenti e a nostro parere in contrasto con le attività da remunerare secondo l’accordo nazionale. 

Come sigla sindacale, seguiti anche dalle altre presenti al tavolo, abbiamo chiesto all’Amministrazione di fornire i dati del lavoro svolto, cioè dei servizi erogati sia in presenza e sia da remoto, allegando la documentazione che certificasse la corrispondenza del lavoro svolto al servizio remunerabile, secondo le previsioni dell’accordo nazionale. 

Queste nostre richieste sono state disattese dall’Amministrazione per tutto il confronto, riproponendo sempre le stesse posizioni nei vari incontri e di fatto negando alle OO.SS. di poter verificare l’effettiva corrispondenza tra il lavoro svolto e quello che si intendeva pagare come “assistenza e informazione”, al fine di eliminare i dubbi e le ambiguità; e ciò persino dopo la conclusione delle trattative, quando altri avevano già firmato. 

Nelle fasi finali della trattativa siamo riusciti a far riconoscere i servizi resi dalle attività del Contact Center, esclusi dall’Amministrazione dai suoi criteri di “allargamento” di posizioni da remunerare, incaricando parte datoairle di individuare per tali attività un numero congruo di posizioni. 

Abbiamo però anche notato che la somma stanziata per remunerare le attività di “assistenza e informazione” nel 2020 era quasi raddoppiata rispetto all’anno precedente e sostanzialmente, a parità di produzione, erano disponibili quasi il doppio delle somme. 

Data questa premessa, come sigla sindacale, in coerenza alle previsioni dell’accordo nazionale, abbiamo proposto un criterio di liquidazione che permetteva di individuare una indennità giornaliera – superiore a quella del 2019 – per pagare il personale che aveva effettivamente svolto tale servizio, anche in remoto con il presidio delle caselle funzionali di posta elettronica, pec e di primo contatto telefonico. 

Tenuto però in conto che il 2020 è stato un anno particolare, di grandi difficoltà trasformate in opportunità di cambiamento, anche dello stile di vita e dei modelli di lavoro, e vista la rilevanza dell’importo assegnato all’Ufficio e la coincidenza del lavoro prodotto rispetto a quello dell’anno precedente, abbiamo inteso che il criterio da noi proposto avrebbe potuto generare un residuo, che avremmo voluto fosse poi ripartito in modo equo a tutto il personale, per dare atto dello sforzo collettivo fatto dai colleghi e dalle colleghe dell’UPT di Roma, per garantire la continuità del servizi. 

Non si sarebbe fatto torto a nessuno ma anzi, a nostro modo di vedere, si sarebbe ridotta la forbice che invece ora si verrà a creare tra i premi che verranno percepiti dal personale. A spingerci è stato l’intento di riequilibrare quella che ci sembra essere una sproporzione e lo avevamo già chiarito nel corso dell’assemblea tenuta a trattativa sindacale in corso. 

La nostra proposta, purtroppo, non è stata condivisa dal tavolo ma anzi, la maggioranza della Rsu e delle Sigle presenti ha deciso di adottare il criterio dell’Amministrazione, cioè quello di “allargare” il concetto di ciò che si può considerare attività di “assistenza e informazione all’utenza”, fino a creare in alcuni casi – secondo noi – delle realtà distorte. 

Il protrarsi delle trattative ha poi condotto la Rsu a maggioranza e alcune OO.SS. – col naso turato e con nostro stupore – a “fidarsi” dell’Amministrazione e a firmare un accordo che, dato l’allargamento effettuato senza puntuale verifica, rischia di contraddire l’accordo nazionale e che per altro stravolge – dopo anni – il criterio di retribuzione delle cosiddette doppie indennità per i Capi Unità Operativa e per gli incarichi ex articolo 18, questi ultimi mai menzionati durante la trattativa e inseriti in modo unilaterale nelle tabelle di ripartizione dell’Amministrazione e nell’accordo finale. 

La nostra credibilità e la nostra coerenza non la svendiamo a svantaggio dei lavoratori che rappresentiamo e soprattutto, quando si devono distribuire somme importanti, noi il naso non ce lo turiamo e crediamo che neanche i colleghi discriminati dell’UPT di Roma siano disposti a farlo. 

 

                                                                                                                                                      A. Amadio – L. Guardì