Care compagne e cari compagni,
anche quest’anno, come ogni anno e da più di un secolo, celebriamo l’8 marzo quale Giornata internazionale delle donne, ed è l’occasione nel mondo per riflettere sulla condizione femminile e sull’effettiva parità di genere.
Quest’anno la CGIL si unisce con fermezza al NO ALLA GUERRA proclamato da tutte le reti femministe internazionali, ma il nostro è un grido di dolore e rabbia dinanzi allo scempio che sta compiendo la Russia nei confronti dell’Ucraina.
Noi donne siamo addolorate e arrabbiate perché questa guerra è l’ennesima conseguenza dell’atavica mancanza delle donne dai governi del mondo e per il reiterare del pensiero patriarcale che considera “naturali” e prestabiliti i ruoli femminili e maschili: gli uomini alle armi e le donne alla cura dei figli.
È evidente che il femminismo, nel suo secolo e più di storia, non ha per nulla scalfito questi stereotipi, né gli uomini si interrogano sulle violenze compiute e perpetrate da loro e dai loro predecessori. Le donne sono state e sono sistematicamente escluse dalla “stanza dei bottoni”, e quando “una su mille ce la fa”, deve sottostare ad atteggiamenti sessisti e offensivi dei colleghi maschi. Nelle nostre menti è ancora vivido il ricordo dell’incontro avvenuto lo scorso 6 aprile quando, durante la visita ad Ankara, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha fatto accomodare la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, su un divano lontano dai suoi interlocutori maschi. Un oltraggio subito solo per il fatto di essere donna.
Nonostante le donne siano tra le vittime e bottino di guerra, nei conflitti sono loro a creare le catene di solidarietà, mettendo in salvo i bambini o aiutando i soldati e i civili nei luoghi del conflitto, o inviando beni di prima necessità da tutte le parti del mondo attraverso i corridoi umanitari. Molto probabilmente se ci fosse stata una donna al potere, non avrebbe attaccato l’Ucraina e non avrebbe bombardato civili inermi. Il nostro pensiero va alle donne russe e ucraine che hanno il coraggio di manifestare contro la guerra rischiando in prima persona.
Per la CGIL occorre garantire la pace per tutti popoli e rimettere al centro il rispetto dei diritti umani e sindacali, fermando immediatamente ogni forma di violenza e sopruso. Lottiamo ogni giorno per pretendere che la parità di genere e l’occupazione femminile siano priorità assolute di questa politica, perché è anche compito del sindacato quello di promuovere una massiccia campagna politica e culturale contro la violenza sulle donne e a favore della contrattazione di genere, per incoraggiare l’ingresso e la permanenza delle donne nel mondo del lavoro. Per agevolare l’ingresso femminile nel mondo del lavoro sono necessari investimenti, formazione, orientamento e welfare, affinché le donne non debbano essere costrette a scegliere fra bambini e carriera, né sostenere da sole il lavoro di cura per infanzia, anziani o persone con disabilità.
Questa crisi deve essere per noi l’occasione per pretendere che anche le donne ricoprano un ruolo di primo piano nella politica di questo Paese.
Seg. Anna Vernarelli
Segretaria delle politiche di genere
FP CGIL Roma e Lazio